A Bergamo, sull’1-0, il possesso palla è crollato dal 62,5 al 34 per cento: tutti dietro a difendere il risultato
L’inafferabile e indecifrabile Chivu. Siamo alla diciassettesima giornata e non si è capito bene quale sia la sua idea, in quale mare tattico-strategico voglia traghettare l’Inter. Non è detto che sia un male: il camaleontismo, inteso come capacità di adattamento alle situazione, è un valore. La classifica del campionato dà ragione al nuovo allenatore, in Serie A l’Inter è prima. La classifica di Champions un po’ meno: non appena il livello degli avversari si è alzato, l’Inter è caduta, e la qualificazione diretta agli ottavi non è certa, il rischio playoff si è fatto concreto. Un’Inter multiforme, con una costante: in campionato, come in Champions, la squadra fatica a fare risultati contro le grandi. In Italia ha battuto la Roma e perso contro Milan, Napoli e Juventus. In Europa è stata sconfitta da Atletico Madrid e Liverpool.
Tutto e il suo contrario
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La partita dell’altra sera a Bergamo è stata il manifesto delle contraddizioni interiste, nel bene e nel male. La squadra di Chivu ha dominato il primo tempo, in tutto e per tutto. Ha ridotto all’impotenza l’Atalanta, nota per la combattività e l’aggressività. L’Inter mordeva, rubava palla e ripartiva, con sviluppi e verticalizzazioni rapide. È assurdo che tanta semina non abbia permesso di raccogliere nulla, la prima parte si è chiusa sullo 0-0. La cattiveria nelle conclusioni è un aspetto da migliorare, ma quel che conta sul serio - la costruzione delle occasioni e il governo del gioco - non è mancata e questo rappresenta un’ottima base, le fondamenta ci sono. Nella ripresa, più equilibrata, l’Inter ha segnato con Lautaro il gol che avrebbe deciso il risultato e da lì in poi il piano inclinato si è rovesciato verso la porta di Sommer. Un dato conferma la percezione visiva: fino al 65’, il minuto della rete del suo capitano, l’Inter ha avuto un possesso palla del 62,5 per cento. Dallo 0-1 e fino al triplice fischio, questo dato è sceso al 34 per cento, si è quasi dimezzato. Anche perché Chivu ha optato per la difesa a oltranza del vantaggio, All’83’ ha sostituito Zielinski con Frattesi e Lautaro con Diouf. Quest’ultimo cambio - un centrocampista per una punta - ha portato con sé una mutazione di sistema. L’Inter è passata al 5-4-1, con Pio Esposito attaccante unico, ed è scivolata dallo status di dominatrice alla condizione di dominata. Come dire, tutto e il suo contrario. Particolare non secondario, l’Atalanta ha accarezzato l’1-1 con Samardzic, un rischio che è stato conseguenza logica dell’abbassamento di baricentro. Barricate davanti a Sommer.
Gasperini o Mou?
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Per semplificare: qual è il vero Chivu? L’allenatore del primo tempo di Bergamo, con le pressioni e la verticalità in testa, alla maniera dell’Atalanta di Gasperini? O il tecnico dell’ultimo scorcio di partita, che toglie una punta per inserire un centrocampista e si difende come faceva Mourinho in certi epici finali? L’Inter aveva sovrastato l’Atalanta: perché non andare a caccia del 2-0, anziché arroccarsi a difesa dell’1-0? Questione antica, da guerra di religione anni Ottanta, quando all’italianismo del concreto Trapattoni si contrapponeva la visione olandese del visionario Sacchi. Non era e non è obbligatorio schierarsi e può essere che sia nel giusto Chivu, con il suo situazionismo. C’è un tempo per attaccare e c’è un tempo per difendere, a dirla con parole bibliche.
numeri
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Va bene filosofare, ma le statistiche danno ragione a Chivu. L’Inter primeggia in classifica e in molte graduatorie specifiche, specie per l’attacco. È prima per gol fatti: 35 reti, più otto sul Milan secondo. È prima per tiri totali: 274, contro i 262 della Juve seconda. È prima per tocchi nell’area di rigore avversaria: 507 contro i 478 della Juve. Cifre che dimostrano come nella squadra di Chivu prevalga l’anima offensiva. Casomai c’è da chiedersi per ché l’Inter non riesca sempre a monetizzare la predominanza. Delle 12 vittorie in campionato cinque sono arrivate di misura. Tre le goleade, contro Torino (5-0), Cremonese (4-1) e Como (4-0). Poi il 3-0 contro la Fiorentina e i 2-0 contro Cagliari, Lazio e Pisa. Successi di ogni taglia. Le tante Inter di Chivu.









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