Dietrofront sulle pensioni. In campo Meloni: 'Correggeremo'

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Dietrofront del governo sulle pensioni. Dopo una giornata tra malumori, imbarazzo e accuse alle classiche 'manine' protagoniste da sempre di scelte impopolari o scomode di tanti esecutivi, è la premier Giorgia Meloni a mettere uno stop e ad annunciare in Aula che il governo correggerà la stretta sulle pensioni. Il Mef - si fa sapere - sarebbe già al lavoro sulla modifica. Via i tagli retroattivi sul riscatto della laurea, dice Meloni. Da capire, invece, se verrà modificata anche la stretta sulle finestre.

Così chiede la Lega che ha presentato un emendamento per cancellare entrambe le norme proponendo a clausola di salvaguardia, a partire dal 2033, eventuale innalzamento dell'Irap. Meloni, rispondendo in Aula sul punto, chiude così l'ultima 'grana' piovuta sulla manovra. Del resto a partire dalla prima mattina si sono registrate numerose prese di distanza in maggioranza sulla misura. Colpa di "un tecnico troppo zelante", per dirla con il leghista, relatore della manovra Claudio Borghi, di un "burocrate del Mef", accusa Armando Siri, uomo vicino a Matteo Salvini. "Finché c'è la Lega al governo non esiste né oggi né mai nessun provvedimento che alzi i parametri dell'età pensionabile", attacca aggiungendo che le scelte politiche sono del Parlamento non dell'"ennesima manina". Ma è anche Forza Italia a manifestare dubbi.

"E' una stretta che parte dal 2030 - dice il portavoce azzurro Raffaele Nevi - ci ragioneremo con il governo con calma, ci confronteremo". Le opposizioni, intanto, sono sulle barricate. "La loro stangata sulle pensioni - attacca la segretaria Dem Elly Schlien - è un furto sia ai giovani che agli anziani. Vergognatevi!". "La Lega ha il ministro dell'Economia - dice il capogruppo M5s al Senato Stefano Patuanelli - e accusa i burocrati del Mef? E' surreale". "Hanno tradito gli elettori, dovrebbero chiedere scusa", dice Nicola Fratoianni da Avs. Tagliente, come di consueto, il leader di Iv Matteo Renzi: la premier, dice ai colleghi di maggioranza, "vi ha dato una bottarella dicendo che il testo cambiato".

E' un atteggiamento di "incredibile spregio del Parlamento", sottolinea, "annunciare una modifica con una risposta in replica in Aula". Ad ogni modo, sminata l'ultima questione, la manovra sembrerebbe sul punto di poter procedere più rapidamente. Ma i tempi restano comunque davvero molto stretti con la calendarizzazione in Assemblea per lunedì prossimo in Assemblea al Senato per poi passare al voto della Camera tra Natale e Capodanno.

L'approdo a in Aula a Montecitorio per la discussione generale con la richiesta di fiducia è previsto per domenica 28 alle 16.30 e il via libera sul filo di lana, martedì 30. I voti fino ad ora registrati in commissione sono stati davvero pochi. Via libera a una sessantina di emendamenti su questioni bipartisan tra maggioranza e opposizione in particolare sugli enti locali. Tra le novità più tempo per i comuni per la presentazione dei piani finanziari sulla raccolta dei rifiuti e sulla Tari e ancora lo stop al blocco dei trasferimenti per gli enti locali inadempienti. Arrivano inoltre 2,5 milioni per le case colpite dal sisma per le Marche e l'Umbria. Intanto sembra sfumare l'ipotesi di un innalzamento della soglia dei pagamenti in contante da 5mila a 10mila euro. L'emendamento in materia è stato ritirato dal presentatore, Matteo Gelmetti di FdI. Così come sembra destinata a non dover andare avanti la tassazione dell'oro, contenuta in emendamenti di Fratelli d'Italia per il momento non ritirati ma che non sarebbero destinati a procedere. Più chance avrebbero, invece, secondo quanto viene riferito nella maggioranza gli emendamenti sui condoni.

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