Dieci mesi fa "Tirate fuori i cog...", ora ogni calciatore ha il suo coro: così il Milan s'è preso San Siro

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Dalla contestazione della scorsa stagione al nuovo entusiasmo che i rossoneri hanno saputo creare intorno a loro, fino alle standing ovation di oggi

Lorenzo Cascini

Giornalista

28 dicembre - 18:53 - MILANO

È stata la mano di Max. Parafrasando Sorrentino si può evidenziare quanto e come l’arrivo di Allegri sia stato d’impatto sul mondo Milan, riportando entusiasmo a 360 gradi. Dal campo agli spalti. Già, perché con i tifosi il compito era più arduo: far tornare lo stadio a cantare per i propri idoli, dopo mesi di dure contestazioni e striscioni contro squadra e società. Adesso si è ribaltato il mondo, sembra passata una vita. Oggi i rossoneri battono 3-0 il Verona e chiudono il 2025 in testa - aspettando l’Inter di scena a Bergamo - e lo fanno in un San Siro vestito a festa.

prima volta per nkunku

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Nel primo tempo lo stadio ha cantato e spinto la squadra. Poi, al 45’, dopo il gol di Pulisic al tramonto del primo tempo è partito il primo coro. “Christian Pulisic la la la” e così via. Poi, a inizio ripresa, è stato il turno di Nkunku, prima volta a sorpresa. In campionato il francese non aveva ancora mai segnato, ma soprattutto non aveva mai offerto una prestazione tale da far breccia nel cuore dei tifosi rossoneri. Al primo squillo il francese ha gonfiato il suo palloncino rosso sotto la sud e l’ha regalato ai tifosi, che cinque minuti dopo gli hanno dedicato il primo coro della stagione. 

standing ovation

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Da lì la scena se l’è presa Luka Modric. Prima in campo, poi sugli spalti. Il croato per tutta la partita ha illuminato San Siro con giocate di fino, due accelerazioni e la solita classe. Al 70’ Allegri l’ha sostituito, facendo entrare Jashari. La curva l’ha ringraziato con una standing ovation: applausi così a scena aperta a San Siro non si vedevano da un po’. E non solo. Passa un minuto e la curva inizia ad intonare un “mamma mamma mamma, sai perché mi batte il corazòn, ho visto Luka Modric. O mammà, innamorato son”, il celebre coro dedicato a Maradona dai tifosi del Napoli. Infine, lo stadio ha cantato anche per Saelemakers, prima di tornare ad applaudire Pulisic al momento dell’uscita. Stesso coro del gol. Poi, al fischio finale, tutti sotto la curva. Tanti sorrisi, Nkunku abbracciato a Maignan e applausi a scena aperta. L’anno solare rossonero si chiude così.

mondo ribaltato

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Se si pensa solo a dieci mesi lo scenario è completamente ribaltato. A fine febbraio a Bologna, la curva aveva esposto uno striscione che non lasciava spazio a nessuna interpretazione. “Non siamo qui per la squadra, per questa squadra”. E ancora “tirate fuori i cogl…”. Insomma, un clima ostile contro giocatori e società. Sette giorni dopo, l'ennesima conferma. A San Siro arrivava la Lazio e i tifosi disertavano la curva per i primi 15 minuti di gara. Poi, giù a fischiare. Ogni errore, ogni imprecisione, tutto. E così sarà anche nelle settimane a venire. Quello scorso è stato un anno complesso su tutti i fronti. Il bersaglio è stato anche la società. “Dirigenti incapaci, senza ambizione, non siete all’altezza della nostra storia”, “Noi non siamo americani” e via dicendo. Anche alla festa per il 125 anno del club non erano mancati cori di protesta, striscioni e contestazioni, tanto da far entrare Ibra e Furlani dal retro per evitare i tifosi. Oggi, invece, è tutto cambiato. Max e i suoi ragazzi hanno rivoltato il mondo Milan come un calzino. E la fotografia della squadra sotto la curva in festa ne è la più felice dimostrazione.

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