Il tre volte premio Oscar presenta ad Alice nella Città 'Anemone', debutto alla regia di suo figlio Ronan
"Avevo pensato di smettere non perché non fossi più innamorato del cinema. Era un disagio legato all'aspetto pubblico del mio lavoro, non ho mai imparato ad affrontarlo con naturalezza. Ma dopo questa esperienza davvero felice, ora sono aperto all'idea di continuare". A parlare, in un incontro stampa ristretto, è il tre volte premio Oscar Daniel Day-Lewis, che torna sul grande schermo dopo un'assenza lunga 8 anni. E lo fa con 'Anemone' (dal 6 novembre nelle sale con Universal Pictures), primo lungometraggio diretto dal figlio Ronan, 27 anni, che ha co-scritto con papà Daniel. "Mio figlio è un essere umano molto più evoluto di quanto non lo fossi io alla sua età, avrei voluto avere la sua maturità. Lavoravo come attore - ricorda - ed ero affamato di questo lavoro. Ma anche molto ansioso, come spesso succede ai giovani, di sapere come quella carriera avesse potuto evolversi. Ed ero già consapevole del mio disagio verso l'aspetto pubblico di questo lavoro, pensavo 'un giorno ci farò l'abitudine', ma non è mai successo".
Per Day-Lewis è "un paradosso strano per chi lavora nel mondo dello spettacolo: penso che molti artisti siano timidi e, come me, il cinema diventa un modo per esprimersi. E implicitamente stai chiedendo alle persone di prestare attenzione a quello che fai. E una volta che la ottieni è difficile spegnerla". Nel caso dell'attore "dopo devi cercare di capire come convivere perché una volta finito il film, e tutte le attività che ne conseguono, l'attenzione resta lì", spiega ancora l'attore premio Oscar, che ha vissuto una vita tranquilla "come antidoto a tutto questo. Molti mi dicono 'vivi come un recluso'. Non lo sono, semplicemente non vivo al centro della scena". Una vita riservata quella dell'interprete, che aggiunge: "Sono ugualmente in mezzo alle persone, ma in modo diverso".
Durante la lavorazione del film - presentato ad Alice nella Città, festival autonomo e parallelo alla Festa del Cinema di Roma, e prodotto da Daniel Day-Lewis con la Plan B di Brad Pitt - "non mi è mai capitato di riflettere consapevolmente sul mio rapporto con Ronan, di solito lo esamini quando c'è un conflitto. Naturalmente non è un caso che stiamo raccontato una storia in cui il rapporto tra padre e figlio è centrale quasi quanto quello fraterno, che rapportiamo nel film", dice l'attore, che ha avuto modo di riflettere di più "sul suo rapporto con mio padre (il poeta Cecil Day-Lewis, ndr), che era molto distante e assente. Penso che le persone che perdono i genitori in giovane età tendano a mantenere per il resto della loro vita uno strano legame con quella figura assente". Un rapporto diverso da quello instaurato con Ronan, che sul set ha scoperto nuovi lati del padre: "Sapevo quanto profondamente si immerge nei suoi ruoli, ma avevo solo una percezione perché ho vissuto il suo percorso da lontano. Viverlo da una prospettiva così collaborativa e intima è stata un esperienza nuova", ricorda il giovane regista.
'Anemone'esplora il legame tra i fratelli Ray (Daniel Day-Lewis) e Jem (Sean Bean) Stoker separati per vent’anni a causa di una storia condivisa ed enigmatica, segnata da scioccante violenza e severa devozione. Ciascuno ha cercato la redenzione a modo proprio: Ray vive un’esistenza di auto-esilio, mentre Jem ha trovato rifugio nella fede, nella compagna Nessa (Samantha Morton) e nel loro figlio Brian (Samuel Bottomley). Ma una crisi familiare costringe Jem a rintracciare Ray e a chiedergli di rivivere alcuni dei momenti più dolorosi della sua vita. Nella primitiva capanna di Ray, nascosta nel profondo dei boschi dell’Inghilterra settentrionale, i fratelli affrontano i fantasmi del passato, svelando rancori profondi, risentimenti quasi dimenticati e tragedie mai raccontate. "In un certo senso, il lavoro che facciamo è di per sé una forma di evasione, ma attraverso l'immaginazione. Creiamo altri mondi per allontanarci dalla quotidianità", spiega papà Daniel.
Ma il film esplora anche il silenzio nella fratellanza. "'Anemone' parla dei pericoli del silenzio, del restare in silenzio di fronte alla violenza, sia sul piano personale ma anche politico. E questo è sicuramente rilevante rispetto ad alcune delle cose orribili che stanno succedendo nel mondo. Oggi è importante rompere quel silenzio e parlare quando qualcosa è profondamente sbagliato", spiega Ronan. Mentre l'attore, fa una riflessione sull'oggi: "Ci sono momenti in cui se si ha una forte opinione su qualcosa, la cosa giusta da fare è dire ciò che si pensa. Ma il problema è il contesto in cui si esprime la propria opinione. Potrei dire quello che penso adesso e voi potreste riportare onestamente quello che ho detto. Ma qualcun altro potrebbe estrapolare cinque parole e usarle in modo diverso". Restando sull'attualità, l'attore ieri, in occasione dell'anteprima di 'Anemone', è intervenuto su Gaza: "È un tema che richiederebbe una lunga riflessione. Posso solo dire che entrambi i due popoli, il palestinese e l’israeliano, sono mal rappresentati dai rispettivi governi".
Padre e figlio in Italia si sentono a casa: "Abbiamo vissuto a Firenze per un anno. Ronan ha festeggiato il suo primo compleanno proprio lì. Poi sono stato otto mesi e mezzo a Roma per lavoro. Cerchiamo di tornare in Italia ogni volta che ne abbiamo la possibilità. È un posto in cui amiamo stare io, Rebecca (Miller, la moglie e regista, ndr) e i nostri figli", racconta Daniel Day-Lewis. (di Lucrezia Leombruni)