Chivu è l’ultimo tecnico forgiato nelle giovanili nerazzurre. Invernizzi portò lo scudetto '71, Marini l’Uefa '94 in mezzo ai guai
Dopo il tentativo per Fabregas, l'Inter ha scelto di richiamare alla Pinetina il romeno Cristian Chivu, reduce dalla salvezza conquistata con il Parma e, soprattutto, dai tre anni alla guida della Primavera nerazzurra, con la quale ha conquistato lo scudetto di categoria nel 2022. Non è la prima volta che sulla panchina dell'Inter ci finisce un allenatore cresciuto in casa.
La cavalcata del ‘71
—
A Cristian racconteranno dell’incredibile Inter 1970-71 e di quell’ammutinamento dopo un 3-0 urticante subito nel derby contro il Milan. I senatori del tempo, da Mazzola a Facchetti, bussarono alla porta del presidente Fraizzoli e gli chiesero la testa dell’allenatore Heriberto Herrera, ruvido predicatore del “movimiento”: ok il cambio, ma chi mettere in panchina. Nessun problema, gli risposero i suoi ragazzi: c’era Giovanni Invernizzi, l’allenatore della Primavera, e al resto avrebbero pensato loro. Serviva un uomo tranquillo, che riportasse il sereno e reintegrasse i tre mammasantissima finiti fuori rosa con Heriberto: Corso, Jair e Bedin. Invernizzi lo chiamavano “Robiolina” - in realtà non era parente con gli industriali del formaggio – e lui non se ne crucciava, neanche quando lo appiccicavano come dispregiativo per rimarcare una troppa “tenerezza” con i giocatori. Dopo una sconfitta a Napoli, due settimane dopo la nomina, Mazzola e Facchetti si sedettero in fondo all’aereo e su un foglio scrissero tutte le partite che mancavano da lì alla fine del campionato, una tabella consegnata a Invernizzi e rispettata fino in fondo, fino alla gloria: alla fine della tabella, c’era la vittoria dello scudetto, uno dei più incredibili della storia nerazzurra con una cavalcata trascinata dai gol di Bonimba. Tra lo stupore di tutta Italia, i nerazzurri si presero il tricolore e l’anno dopo avrebbero corso anche in Coppa Campioni, fino alla finale poi persa contro l’Ajax del Profeta Johan Cruijff.
Lo sgangherato ‘94
—
Giampiero Marini era il Calhanoglu di Bersellini, ma pure un altro felice allenatore della casa: nell’Inter sgangherata del 1993-1994, quella degli olandesi Jonk e Bergkamp subentrò a Osvaldo Bagnoli per salvare la baracca. La squadra camminò a lungo su una fune a 30 metri di altezza, il rischio di sfracellarsi era altissimo: mai come quell’anno il detto più amato dai nerazzurri, “mai stati in B”, poteva finire diritto nel cestino. Bisognare salvare la dignità e la categoria in patria, mentre in Coppa Uefa la squadra viaggiava spedita. Dopo aver vinto col Lecce, la squadra raccoglierà la misera di un pareggio nelle ultime tre partite. L’Inter raccoglierà la miseria di un pareggio, ma basterà quel punticino di vantaggio sul Piacenza retrocesso. Bergomi farà in tempo ad alzare anche la Uefa contro il Salisburgo: poteva essere l’incubo, finì in gloria a San Siro.
Strama
—
L’ultimo tecnico nerazzurro a fare il salto Primavera-Prima Squadra è stato Andrea Stramaccioni: a differenza di ciò che sarebbe per Chivu, qui il passaggio è stato diretto, senza alcuna tappa intermedia come ai tempi di Invernizzi. Strama aveva sbalordito vincendo la Youth League, Massimo Moratti vedeva in lui un piccolo esemplare di Mou. Il 26 marzo 2012, a 36 anni appena, prese il posto di Claudio Ranieri tentando una scalata non facile. Terminerà con gli ottavi di finale di Europa League, la semifinale di Coppa Italia e un triste nono posto in A.