Lo sloveno è il big uscito meglio dai tre giorni in Albania. Ha "lasciato" la maglia rosa a Pedersen, ma ha conquistato un vantaggio sui vari Bernal, Carapaz e Tiberi. Mentre Landa si è già ritirato
Dal nostro inviato Luca Bianchin
12 maggio - 13:49 - VALONA (ALBANIA)
Primoz Roglic non vorrebbe disturbare troppo. Quando ha preso la maglia rosa, sabato pomeriggio, si è sorpreso: era tornato al bus della squadra, pensando che il tempo non fosse sufficiente per stare davanti a tutti. Quando Pedersen ha dichiarato di voler tornare in rosa, non ha obiettato e ora pare più sereno, senza tutti gli occhi addosso. I colori però non cambiano la sostanza: Roglic è per distacco l’uomo di classifica uscito meglio dai tre giorni in Albania. Sta bene, ha preso vantaggio su Ayuso, Bernal, Carapaz, Tiberi e gli altri. Se chiedi ai corridori chi vincerà il Giro, sentirai quasi sempre quella risposta: “Rogla”. Lui.
l'alternativa
—
Roglic insomma pedala sereno, resta nelle prime posizioni del gruppo, a cronometro ha dato 16 secondi ad Ayuso e non era previsto. Ecco, Ayuso. Lo spagnolo è caduto alla prima tappa, a cronometro è andato benino e in classifica è la prima delle alternative a Roglic, come nei pronostici: quinto. I prossimi quattro giorni saranno di relativa quiete ma il venerdì di Tagliacozzo, la domenica di Siena e la cronometro di martedì 20 maggio tra Lucca e Pisa diranno quanto stia bene, quanto vicino sia a Roglic.
in corsa
—
Il terzo big in classifica è Antonio Tiberi, ottavo a 33 secondi da Roglic. Troppi? Bella domanda, da referendum. Sì per i pronostici, perché Tiberi a cronometro ci sa fare e insomma, ci si aspettava qualcosa di meglio. Non per lui, che ha detto di aver evitato grandi rischi e dato idealmente appuntamento dal 20 maggio in avanti. Il ritardo, in effetti, è contenuto. Richard Carapaz invece è quattordicesimo a 45 secondi da Roglic e va benissimo, perché Carapaz nella crono ha sbandato forte in una curva a destra: ha lasciato 4-5 secondi, con una caduta sarebbero stati molti di più. E allora avanti, che il Giro è lungo e le Alpi ancora lontane. L’uomo chiamato Locomotora di sicuro è tirato, non mette terrore ma tutti lo rispettano e, sotto sotto, lo temono. Discorso simile per Egan Bernal, che è appena fuori dai 20: ventunesimo a 56 secondi da Roglic. Finora si è fatto notare soprattutto per la bellissima maglia da campione di Colombia auto-disegnata: ricorda quella della vecchia Café de Colombia, squadra anni 90. Quando scatterà in salita - e scatterà - botta di nostalgia.
la delusione
—
Derek Gee è stato il peggiore della prima tappa, in rapporto alle attese: su un percorso da classica ma certo non terribile ha preso quasi un minuto. A cronometro si è riscattato ma insomma, la classifica dice trentaquattresimo a 1’33’’ da Roglic e un po’ di mistero sulla reale condizione. Necessari altri test, per lui più che per gli altri, ma certo 93 secondi non sono un battito di ciglia.
i gemelli
—
Adam e Simon Yates continuano a vivere da gemelli. Sono nati lo stesso giorno, ieri sono arrivati insieme – 63° e 64° – e in classifica sono attaccati: dodicesimo e tredicesimo a 42’’ e 45’' da Pedersen. Finora, niente da dire, con le dovute differenze. Adam è nella squadra di Ayuso e, fino a prova contraria, è una seconda punta. Simon è più libero perché la Visma non ha altri uomini di classifica e ha visto Van Aert andare in difficoltà. Se Roglic non terremota il Giro – e non lo terremoterà almeno fino all’ultima settimana – i twins sono da corsa… e con loro chissà, forse anche alcuni non-favoriti che guardano quasi tutti dall’alto. Il bambino Del Toro, che a 21 anni è sesto. Michael Storer, nono. Pellizzari e Piganzoli, entrambi nei 20.
addio
—
L’ultimo capitolo è il più triste. Mikel Landa è caduto venerdì e si è fratturato una vertebra. Neanche il tempo di guardare un po’ di Albania ed era in ambulanza. Vada come vada, un po' mancherà.