Cola e patatine contro l'emicrania? Il trend dei social che (forse) ha basi scientifiche

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Una neuroscienziata spiega perché caffeina, zucchero e sale possono aiutare a bloccare il mal di testa, se presi al momento giusto

Eugenio Spagnuolo

8 giugno - 12:06 - MILANO

Dai bagni di ghiaccio alle diete dell'ananas, i social sono una miniera di consigli salutistici discutibili. L'ultimo in ordine di tempo promette di bloccare l'emicrania con il duo più improbabile: cola gigante e patatine fritte. Eppure questa volta, dietro al trend apparentemente demenziale, potrebbe esserci una base scientifica reale. Ad affermarlo è Amanda Ellison, docente di neuroscienze alla Durham University, che su The Conversation ha decodificato il mistero di questo improbabile antidolorifico. 

"La caffeina nella cola agisce come vasocostrittore, restringendo i vasi sanguigni e contrastando la dilatazione che si verifica durante l'emicrania, un fattore chiave nel scatenare il dolore", chiarisce Ellison. Quando i vasi si allargano, infatti, premono sui nervi sensibili al dolore, in particolare quelli del sistema trigemino che trasporta le informazioni sensoriali dalla testa e dal viso al cervello, scatenando quel caratteristico mal di testa pulsante. Non a caso, la caffeina è spesso presente nei farmaci da banco contro il mal di testa

equilibrio zuccherino

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Ma c'è di più nell'accoppiata che fa inorridire i nutrizionisti. "Zucchero e sale presenti in cola e patatine possono aiutare a ripristinare l'equilibrio della glicemia e degli elettroliti, entrambi alterati durante un attacco di emicrania", aggiunge la neuroscienziata. Una sorta di riequilibrio chimico che il corpo cerca istintivamente. Per capire come funziona questo rimedio da fast food bisogna però addentrarsi nelle 4 fasi dell'emicrania, un processo complesso che coinvolge tutto l'organismo. "L'emicrania non è un mal di testa ordinario. È un'esperienza che coinvolge tutto il corpo con quattro fasi distinte, due delle quali si verificano prima ancora che arrivi il dolore", spiega Ellison.

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le fasi dell'emicrania

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La prima fase, il prodromo, può iniziare ore o giorni prima del mal di testa vero e proprio. Chi ne soffre tende a sentirsi stanco, irritabile o giù di morale. "È il momento migliore per intervenire, anche se la maggior parte delle persone che soffrono di emicrania è sorprendentemente brava a non riconoscere questa fase", osserva la ricercatrice. Ed è proprio durante il prodromo che si manifestano quelle voglie apparentemente casuali che invece nascondono un significato profondo. "Chi soffre di emicrania spesso sbadiglia di più per regolare la dopamina, cerca abbracci e affetto per aumentare la serotonina, beve acqua ghiacciata per calmare il sistema nervoso autonomo", ribatte Ellison. Oppure, appunto, si butta su cola e patatine. "Risposte per niente casuali. Sono tutti tentativi inconsci di riequilibrare i sistemi neurologici che vanno in tilt durante l'emicrania", precisa la neuroscienziata. Serotonina irregolare, dopamina e disfunzioni del sistema nervoso sono tutti fattori noti che contribuiscono agli attacchi.

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cacao meravigliao

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E il cioccolato? Spesso accusato di scatenare le crisi, in realtà potrebbe rivelarsi un alleato inatteso. "Il desiderio di cioccolato può essere il modo del cervello di correggere uno squilibrio chimico", suggerisce Ellison, dato che è ricco di composti che aiutano ad alzare i livelli di serotonina. "Dato che bassi livelli di serotonina sono un fattore noto nell'insorgenza dell'emicrania, un po' di cioccolato nelle fasi iniziali potrebbe aiutare a scongiurare un attacco".

Segue poi la fase dell'aura, quando alcuni sperimentano disturbi visivi o strane sensazioni. "Circa l'80% di chi soffre di emicrania non sperimenta la fase dell'aura, ma gli stessi cambiamenti simili a onde accadono nel loro cervello", chiarisce la ricercatrice. Solo la terza fase è quella del dolore vero e proprio, quando la precedente costrizione dei vasi sanguigni lascia spazio a una dilatazione di rimbalzo. "Questo improvviso allargamento dei vasi attiva i recettori del dolore ed ecco il familiare dolore pulsante dell'emicrania", spiega Ellison. Infine arriva il postdromo, quella specie di sbornia da emicrania che può durare giorni. "E può indurre sintomi sorprendentemente simili a una sbornia tradizionale: nausea, affaticamento, disidratazione, dolori muscolari e confusione mentale". 

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riconoscere i segnali

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La chiave, secondo la neuroscienziata, sta nel cogliere i segnali precoci e "sostenere il sistema nervoso prima che arrivi il dolore". Che sia riconoscere il desiderio di cioccolato come segnale di allarme biologico, sorseggiare acqua ghiacciata, ricevere un abbraccio o persino ricorrere a cola e patatine, "questi piccoli interventi hanno radici nella scienza del cervello e riflettono gli sforzi del nostro corpo per proteggersi". Un approccio che, per quanto bizzarro, trova fondamento nella neurobiologia. Anche se, lo ammette la stessa ricercatrice, la prevenzione resta sempre meglio della cura.

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