
INTERVISTA
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L’ex difensore si racconta: "Antonio riportò alla Juve la mentalità vincente. Quando lo chiamarono al Chelsea non poteva portare tutto lo staff e contemporaneamente mi voleva lo Spartak, Se arrivasse una bella proposta, tornerei anche in panchina"
Giovanni Battista Olivero
17 maggio - 12:12 - MILANO
N ell’estate del 2012 a Chatillon, sede del ritiro estivo della Juve, fu organizzata una partita serale di calcetto tra lo staff di Antonio Conte e i giornalisti al seguito della squadra. Tra i ricordi più intensi di quell’oretta spensierata, l’evidente divertimento di Massimo Carrera. D’altronde a 44 anni era ancora un calciatore professionista in Serie C2 con la maglia della Pro Vercelli: "Il segreto è la passione. L’ultimo anno vivevo a Bergamo e giocavo a Vercelli: facevo avanti e indietro tutti i giorni e trovavo ancora gli stimoli. Mi piaceva confrontarmi con le nuove generazioni, volevo paragonare la mentalità dei ragazzi con la mia, fatta di sacrificio, lavoro, ambizione. Io non ero un fenomeno, ma ho fatto una grande carriera. Ho visto ragazzi che si accontentavano, che non avevano la luce negli occhi indispensabile per arrivare in alto. E allora parlavo con loro, cercavo di dare l’esempio e di trasmettere qualcosa che li aiutasse. Non avrei mai smesso, ma il fisico ha detto stop".