Cannavale, lo chef dei campioni: "Lautaro il primo, ora Modric. E Paolini a Wimbledon..."

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In arte Gordon Lenni, 29 anni, cucina per calciatori e atleti di alto livello: "È nato tutto sui social, ho preparato anche i menù di Natale e Capodanno. Se cucinassi per Federer potrei ritirarmi"

Nancy Gonzalez

27 dicembre - 13:48 - MILANO

Carichi di lavoro, Gps, recupero, sonno, prevenzione... ma sempre più spesso la performance di un atleta passa anche da ciò che finisce nel piatto. Qui entra in gioco Leonardo Cannavale, 29 anni, milanese, conosciuto sui social come Gordon Lenni: studi al Le Cordon Bleu, esperienze nelle cucine stellate tra Londra, l’Italia e Montecarlo, chef privato di calciatori e atleti di alto livello.

Come sei finito in questo mondo? 

"È nato tutto in modo assurdo e molto “social”. Una sera ho visto una “storia” della compagna di Lautaro, Agustina Gandolfo, con una carbonara un po’ particolare. Ho commentato scherzando: “La prossima volta ve la faccio io”. Lei mi ha risposto subito. Da lì ci siamo detti: organizziamo. A maggio 2024 sono andato a cucinare da loro e ho preparato i meal plan per la casa. Da lì è partito il passaparola: Darmian, Bastoni e tanti altri, dell’Inter e non soltanto. Di fatto, Lautaro è stato il primo a credere in me".

 Come si diventa chef privato di calciatori e atleti?

"Di solito mi scrive il giocatore… Tra loro si parlano, guardano Instagram e ti dicono: “Ho visto quel piatto, lo voglio uguale”, il palato vince perfino sui derby. Quasi tutti sono seguiti da un nutrizionista: io ricevo la dieta e la metto in pratica. Ogni settimana organizziamo le consegne, così sono coperti fino al weekend". 

Il loro Natale è passato dalle tue mani... 

"Ebbene sì. Per Natale e Capodanno resta l’attenzione al dettaglio, ma entra anche il piacere della convivialità. Così per le feste ho costruito un menu importante, ma equilibrato: dagli antipasti – blinis con salmone affumicato o con tartare di fassona, crostini con baccalà mantecato o pecorino e cipolla caramellata – fino a piatti più strutturati come le tartare di gamberi, il polpo cotto a bassa temperatura, i primi tra mare e terra e secondi come rombo e guancia di manzo. Per chiudere, tiramisù al pistacchio, dolci al cioccolato e il panettone con gelato allo zabaione. Pinamonti e Vandeputte hanno apprezzato particolarmente". 

Quanti atleti segui oggi?

"Fissi una ventina. Quest’anno anche il basket, con Alessandro Gentile".

Hai lavorato anche nel tennis, a Wimbledon. 

"Sì, per due anni. Tra gli altri ho seguito Fognini, Paolini ed Errani. È stato incredibile vedere Jasmine esplodere: ogni partita che vinceva mi diceva “rimani, ho bisogno di te”. Così finivo per cucinare prima o dopo la partita". 

Hai notato differenze tra calcio e tennis nell’approccio al cibo?

"Wimbledon mi ha sorpreso. Mi aspettavo una rigidità estrema, invece ho visto una dieta abbastanza standard. A Jasmine e Sara cucinavo spesso paccheri al pomodoro e pesce al forno oppure pollo grigliato al limone come secondo".

Mangiare bene incide anche sul benessere mentale?

"Tantissimo. Se lasciati liberi, alcuni ragazzi finiscono su junk food o delivery. Sapere che apri il frigo e trovi esattamente ciò che devi mangiare, già pronto e pensato, ti dà tranquillità. Di questo mi occupo io".

E in campo si vede?

"Non mi prendo meriti scientifici, ma la sensazione è che incida. L’anno scorso ho seguito per un mese e mezzo Dany Mota al Monza, e in quel periodo ha segnato quattro gol. Bisseck, che seguo da poche settimane, ha trovato la prima rete stagionale. E poi c’è la stagione di Pulisic. Non può essere del tutto casuale". 

Sfatiamo un mito?

"Sui carboidrati, spesso demonizzati. Non è “sì o no”, ma “quando serve”. Prima della partita fai ricarica, dopo scarichi un po’ e aumenti le proteine. Le verdure non devono mancare mai". 

Ti capita di fare cene di squadra?

"Sì, soprattutto con il Milan. In generale però lavoro molto in laboratorio e poi consegno. A casa vado più spesso da Gimenez. Santi organizza spesso cene, mi ha detto che gli sarebbe piaciuto fare una cena con Lautaro". 

Ti capita spesso di adattare gusti meno “italiani”?

"Soprattutto con chi arriva dall’estero. Fusilli al pomodoro con pollo, per esempio, piacciono tantissimo. Oppure noodles con pollo alla soia e verdure julienne. Sono piatti che sentono familiari e che funzionano dal punto di vista nutrizionale".

Chi ti ha sorpreso di più per disciplina?

"Bondo. Mi chiede cose molto precise: succhi con estrazione a freddo, insalate separate, cura dei dettagli. Poi ce ne sono tanti attenti: Vardy, Pulisic, Darmian...".

E Lautaro a tavola?

"Riso alla parmigiana e pollo, molto semplice".

Il prossimo cliente?

"Dovrei avere presto Modric…". 

Il sogno assoluto? (ride)

"Federer. Se cucinassi una cena per lui potrei mettere i coltelli al chiodo".

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