La stella dei Celtics: "Ci sono momenti in cui sembra che tutto ruoti intorno all’entertainment. L’obiettivo è tornare alle Finals. Voglio rendere il mondo un posto migliore"
Gianmarco Calvaresi
13 settembre - 17:56 - MILANO
È concentrato, Jaylen Brown. Sul gioco, sui Celtics, sulla stagione alle porte, sul mondo intorno a lui. Perché ci sono atleti che hanno la capacità di estendere la propria sfera di attività ben oltre i confini del campo, e JB rientra senza dubbio in questa categoria. Allo stesso tempo, però, rimane quella forza della natura che nel 2024 sollevava il premio di mvp delle Finals, mentre festeggiava il diciottesimo titolo dei Celtics. Ed è proprio questa sua capacità di essere tanto decisivo in campo quanto attivo fuori a renderlo uno dei personaggi più affascinanti della Nba: Brown non si pone limiti, consapevole del suo valore e delle sue possibilità. Della forza della sua voce e del peso delle sue azioni. Amato, sì, ma anche divisivo: c’è chi gli chiede di focalizzarsi al cento per cento sulla pallacanestro. Ma il senso di responsabilità che Jaylen si sente addosso è troppo forte, tanto quanto la sua etica lavorativa. Tanto quanto la sua concentrazione. In pochi minuti di conversazione traccia una linea chiara, da ciò che si aspetta in campo ai sogni e alle ambizioni per la sua legacy al di fuori.
stagione
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Si parte proprio dai Celtics. Campioni nel 2024, favoriti per la scorsa stagione, crollati a New York dopo l’infortunio di Jayson Tatum al secondo turno dei playoff. Poi l’estate, che cambiato e non poco la fisionomia del roster di Boston, modificandone anche ambizioni e aspettative. Non per Brown, però. Perché quest’anno, per la prima volta, sarà la sua squadra. JB è ben consapevole che, con Tatum fuori causa, avrà la responsabilità di essere il leader offensivo di Boston, e le sue parole raccontano alla perfezione il suo stato d’animo per la stagione che sta per iniziare: “Sarà un’annata piena di sfide, molto stimolante. Forse la più stimolante della mia carriera. In estate alcuni dei miei compagni sono andati via, ne sono arrivati dei nuovi, ci sono state diverse novità: è probabile che ci aspetti una stagione diversa dalle altre, in cui dovremo fare i conti con degli alti e bassi.” L’idea, però, non lo spaventa. Anzi, lo motiva: “Sono pronto. Mi sono preparato mentalmente, ho lavorato ogni giorno e ora voglio cercare di preparare anche i miei compagni. Dovremo costruire la nostra chimica nella quotidianità, tutti insieme per un obiettivo.” E l’obiettivo Brown lo ha ben chiaro, perché ama tenere una raccolta delle proprie esperienze future. Sì, future: vuole immaginare l’esperienza che avrà nel modo che vuole lui quando la vivrà. Lo aveva fatto per le Finals 2024, finite in trionfo. Ci riprova ora, perché afferma: “L’obiettivo è tornare lì, alle Finals.”

nba internazionale
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Internazionalizzazione del gioco Il discorso si fa poi più ampio. Brown parla dell’Nba, e dei cambiamenti che la lega sta vivendo negli ultimi anni. Una lega che, a suo dire, dovrebbe tornare ad essere più focalizzata sul basket e un po’ meno sull’intrattenimento. “Ci sono momenti in cui sembra che tutto ruoti intorno al business, all’entertainment. Si dovrebbe tornare a pensare di più al basket, a quello che accade in campo e meno al contorno.” Idea che coinvolge anche quello che è passato da essere uno degli eventi di punta della stagione a un dibattito continuo, ovvero l’All Star Game. Snobbato da alcuni, meno competitivo, con nuovi format che non hanno convinto: “Quando si parla dell’All Star Game, si deve tenere conto di una serie di fattori. Ci sono tante partite nel corso della stagione, e quando si arriva all’All Star Weekend i giocatori sanno che non manca molto ai playoff. C’è paura di farsi male, e quando devi tenere alta la concentrazione per 82 partite non è facile essere così competitivi in quella gara.” Eppure, ci sarebbero tutti gli elementi per farlo, dato che per Brown il livello di talento presente nella lega è altissimo: “Oggi tutti sono in grado di fare tutto, il gioco è cambiato e si è evoluto in una determinata direzione, che ha favorito anche l’internazionalizzazione della lega.”

entusiasmo
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Proprio l’esplosione di talento fuori dagli Stati Uniti è un fattore di cui JB si dice entusiasta: “Il fatto che alcuni dei migliori giocatori della lega sono internazionali testimonia che il basket, ormai, è un gioco mondiale. È qualcosa che mi rende davvero felice, perché significa che ho la possibilità di restituire a tutto il mondo l’affetto che ricevo. Amo il basket, l’ho sempre amato e ogni giorno mi dà la possibilità di vivere il mio sogno. La mia gratitudine verso il gioco è infinita, così come la mia gratitudine verso i Celtics e verso tutti i tifosi che mi sostengono".

fuori dal campo
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Amore e gratitudine, dunque. Due sentimenti che muovono la vita e le azioni di Brown, da anni attivo su più fronti per cercare di migliorare le condizioni della sua comunità e delle nuove generazioni. Come detto prima, però, Jaylen non si pone limiti. È arrivato al punto in cui ha piena consapevolezza dei propri mezzi e della propria voce. E quando parla di cosa sogna per la sua legacy fuori dal campo, di ciò che spera di ottenere, gli basta una frase per rendere l’idea. Tanto semplice, quanto incredibilmente impattante: “Voglio solo provare a rendere il mondo un posto migliore.” E c’è da credergli, visto il tempo e le risorse che investe in prima persona per dare voce ai suoi ideali. “Spendo tanto tempo a insegnare, cerco di creare un ambiente migliore per le nuove generazioni. Voglio che tutti abbiano le risorse per inseguire i propri sogni, che tutti abbiano accesso alla possibilità di studiare.” Impegno che, però, a volte lo rende oggetto di critiche: “Ho sentito dire che dovrei concentrarmi solo sul basket, perché è il mio lavoro, ma ho troppo amore e gratitudine nei confronti della mia comunità per rimanere fermo a guardare.” La strada è tracciata, e Brown continuerà a percorrerla per costruire la propria eredità sul parquet e nel mondo.