Marta Degl’Innocenti, economista dell’Università Statale di Milano, all'AdnKronos: "Il comparto Difesa resta complessivamente solido, sostenuto da ordini già finanziati, backlog elevati e impegni industriali di medio-lungo periodo”
31 dicembre 2025 | 16.23
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Le speranze di una possibile pace in Ucraina continuano a riflettersi con immediatezza sui mercati finanziari, penalizzando ciclicamente i titoli del comparto Difesa. È quanto accaduto anche il 29 dicembre, quando le azioni del settore hanno mostrato segnali di sofferenza dopo il vertice in Florida tra Donald Trump e Volodymyr Zelensky. Le dichiarazioni del presidente americano, che ha parlato di un accordo “raggiunto al 95%” e di una possibile chiusura entro poche settimane, hanno riacceso le aspettative di una svolta diplomatica, spingendo alcuni investitori a ridurre l’esposizione sui titoli legati alla produzione militare.
Una reazione che, secondo gli analisti, segue uno schema ormai noto. “I mercati azionari mostrano una pressione ribassista sui titoli del settore della difesa ogni qualvolta aumentano le speranze di una possibile pace in Ucraina”, aveva spiegato all’AdnKronos Annacarla Dellepiane, Head of Southern Europe di HANetf. “Alcuni investitori scontano l’idea che un accordo di cessate il fuoco o un’intesa negoziata possa ridurre la domanda futura di equipaggiamenti militari”.
Ma il quadro strutturale del settore appare ben più articolato e meno dipendente dalle dinamiche di breve periodo. A sottolinearlo è Marta Degl’Innocenti, economista dell’Università Statale di Milano, che invita a leggere le recenti debolezze di Borsa con maggiore cautela. “Il comparto Difesa resta complessivamente solido, sostenuto da ordini già finanziati, backlog elevati e impegni industriali di medio-lungo periodo”, afferma l’economista all'AdnKronos. A ciò si aggiunge un elemento chiave: i budget per la Difesa in Europa e nell’area Nato sono programmati in crescita pluriennale, almeno fino al 2026.
Un contesto che limita il rischio di una vera inversione di tendenza nel breve termine, anche in presenza di un’eventuale distensione geopolitica. Secondo Degl’Innocenti, “le recenti correzioni appaiono più riconducibili a un riequilibrio delle valutazioni e a una fase di normalizzazione del sentiment, piuttosto che a un venir meno del supporto strutturale al settore”.
In altri termini, se il conflitto in Ucraina ha certamente accelerato e amplificato il ciclo positivo della Difesa, le fondamenta della crescita vanno oltre l’emergenza bellica. Il riassetto degli equilibri geopolitici, il rafforzamento delle capacità militari europee e l’impegno a rispettare gli obiettivi di spesa fissati in ambito Nato continuano a rappresentare driver di lungo periodo. Anche per questo, il 2026 potrebbe confermarsi un altro anno favorevole per il comparto, al di là delle oscillazioni legate alle notizie diplomatiche. (di Andrea Persili)
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