Il serbo al secondo gol stagionale e l'esultanza con il pallone sotto la maglia rivela: diventerà padre in primavera. Allegri lo chiama "bomber" e sorride: contro Juve, Roma e Napoli ha subito una rete in 270'
Dice Massimiliano Allegri che Pavlovic bisogna immaginarselo fra due o tre anni. Intende dire che questo è l’arco di tempo lungo il quale Strahinja completerà la sua maturazione – ora ne ha 24 – e diventerà affidabile in tutte le sfaccettature che compongono un difensore. Intanto, però, Max se lo gode pure ora perché il suo numero 31 ha piazzato un timbro pesante nel campionato del Milan. Tre punti portati via a una diretta concorrente per la Champions e tre punti gentilmente offerti a una squadra che, reduce da tre pareggi nelle precedenti quattro uscite, stava mettendo il piede sul freno in maniera un po’ troppo pesante. L’ha decisa un difensore centrale e questa è una bella notizia sotto tanti punti di vista. In termini personali per il serbo, è ovvio: siamo già al secondo gol in questo campionato (il primo nell’unica sconfitta del Diavolo, contro la Cremonese) e in questo contesto fa ancora più effetto vedere lo zero nella casella di Gimenez. Ma soprattutto in termini complessivi perché è vero, questo rimane un Milan spesso troppo rintanato nella propria metà campo, ma quando si affaccia alla porta avversaria è capace di mettere la palla buona sui piedi di chiunque.
la difesa e la furbizia
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Pavlovic è senza dubbio una versione 2.0 di sé perché Allegri lo ha trasformato in un incursore sfacciato. Non per caso, nel post-partita lo ha chiamato scherzosamente "bomber". Merito innanzitutto della difesa a tre, questo è chiaro: in una linea a quattro, certe libertà non sarebbero permesse, e così il serbo pare divertirsi un mondo nell’accompagnare la fase offensiva. A volte galoppa sulla fascia, come un esterno puro. Altre, come in questo caso, segue l’azione accentrandosi. Ha fatto un gol da centravanti vero, inserendosi coi tempi giusti e sganciandosi dalla marcatura. Un tocco di piatto sinistro persino di fino, lui che del “fino” non è esattamente un grande interprete: palla sotto le gambe di El Aynaoui con furbizia, resistendo magari all’istinto di usare troppa forza. Pavlovic con queste nuove consegne tattiche è una delle creazioni meglio riuscite di Allegri, che poi ovviamente gli chiede soprattutto ciò che Strahinja sa fare meglio: piazzarsi a muso duro, con la faccia dei marines, di fronte agli attaccanti avversari.
la firma di pavlovic
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È questo il suo biglietto da visita, in attesa dei miglioramenti sotto gli altri aspetti. Pavlovic a volte è fuori posizione, a volte sbaglia i tempi delle uscite, altre ancora svirgola come uno stopper da terza categoria. Poi, però, ci sono gol molto più belli: “Sono molto contento per questa rete e la vittoria. Sono molto contento anche perché diventerò papà”. Infatti ha festeggiato infilandosi il pallone sotto la maglia. Poi torna a parlare di calcio: “Il mister apprezza questo tipo di inserimenti, mi dà un sacco di indicazioni. E mentre correvo pensavo a quello che mi ha detto: quando Leao corre, devi cercare di creare spazio e creare occasioni. E così ho fatto”. Pavlovic è un doppio emblema di questa partita. Nel senso che è l’emblema allegriano perfetto: un difensore che mette la firma sulla vittoria e allo stesso tempo contribuisce a tenere chiusa a chiave la sua porta. L’ultimo clean sheet del Diavolo risaliva a oltre un mese fa, 5 ottobre in casa della Juve. Dopo lo Stadium tre partite a porta aperta, con quattro gol incassati, e infatti Allegri in vigilia lo aveva fatto notare con una certa preoccupazione. Però il suo Milan tra Napoli, Juve e Roma ha preso un solo gol e questo è un dato che riporta il sorriso e cancella quella preoccupazione. Anche se ci sono ottimi motivi per avere una crisi di nervi nel pensare che la stessa squadra ne ha subiti quattro tra Cremonese e Pisa. Là dietro occorre ancora sistemare qualcosa.











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