Nell’agosto di 58 anni fa, il Corriere dei Piccoli raccontava ai bambini italiani come sarebbero state le auto del futuro: sospese su cuscini d’aria, guidate da sole su rotaie, oppure capaci di volare. Oggi, quei bambini scoprono che le auto sono rimaste saldamente con le ruote per terra. Le citycar sono sparite, le prestazioni sono esplose Ma qualcosa si muove: dalla Cina arriva una vera auto volante, mentre l’intelligenza artificiale ha iniziato a leggere il labiale, proprio come HAL 9000. Forse il futuro ha solo sbagliato decennio
Valerio Boni
6 luglio 2025 (modifica alle 08:14) - MILANO
Agosto 1967. I “piccoli” italiani, seduti all’ombra con una fetta d’anguria in mano, sfogliavano le pagine del Corriere dei Piccoli (che molti chiamavano confidenzialmente il Corrierino, e apparteneva alla stessa scuderia della Gazzetta dello Sport) e restavano a bocca aperta: lì c’era scritto, con tanto di disegni, come sarebbero state le automobili del Duemila. E che automobili! Sospese su cuscini d’aria, capaci di viaggiare a 200 all’ora senza sobbalzi, parcheggiabili (forse) con qualche difficoltà, ma pronte a decollare come mini-hovercraft. E poi le “auto a rotaia” con guida automatica, i “tram personali” elettrici, le città silenziose. Insomma, un futuro a metà tra Jules Verne e Hanna & Barbera.
la realtà
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Quei bambini oggi hanno superato i sessant’anni. E il mondo che li circonda, spiace dirlo, assomiglia molto di più a quello in cui sono cresciuti che a quello che avevano immaginato. Le automobili del 2025, con rare eccezioni, hanno ancora quattro ruote ben piantate sull’asfalto, consumano benzina (o gasolio), vibrano sui dossi e, ironia della sorte, sono diventate più pesanti, più alte e più ingombranti di quelle degli anni Sessanta.

metamorfosi a metà
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Anche Stanley Kubrick aveva sopravvalutato il passo dell’umanità con il suo 2001: Odissea nello spazio. Non abbiamo colonie lunari né intelligenze artificiali che leggono il labiale (perlomeno non ancora, ma qui la realtà è più prossima alla fantasia). Ma l’automobile, simbolo stesso del progresso nel Novecento, sembrava destinata a cambiare pelle più in fretta. E invece no. Nessun cuscino d’aria, nessuna auto che fluttua. Le ruote? Sempre lì. Lo sterzo? Ancora rotondo, o quasi. Il motore? Con molta elettronica in più, ma sempre nello stesso posto.
guida autonoma
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Nel 1967 si ipotizzava che l’auto elettrica non avrebbe mai funzionato davvero. Qualcuno suggeriva di lasciar perdere e puntare su sistemi più avveniristici: rotaie, magneti, turboreattori. Oggi, con il senno di poi, possiamo dire che le auto a rotaia non le vedremo mai. Ma l'idea di veicoli a guida autonoma, o telecomandati, è stata realmente sviluppata. Un concetto che ricorda da vicino quei “percorsi fissi” su cui i disegnatori del futuro volevano far scorrere i nostri veicoli. Peccato che, dopo un decennio di entusiasmo e promesse, oggi il progetto sembra avere meno impulso, rallentato da problemi normativi, limiti tecnici e incidenti mediatici.
il naufragio delle anfibie
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E che dire delle auto anfibie, che erano una realtà durante la seconda guerra mondiale, e negli anni facevano capolino tra le pagine delle riviste illustrate? Esistevano davvero. E sembrava naturale che, prima o poi, saremmo arrivati a una mobilità in grado di attraversare agevolmente fiumi e canali, laghi e mari. Invece sono finite nel dimenticatoio, soppiantate da crossover 4x4 progettate per muoversi in città.
C'erano le utilitarie
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Una delle poche intuizioni corrette era che non avremmo avuto strade sulle quali andare davvero veloci. Ma nessuno aveva previsto il paradosso che viviamo oggi: le citycar sono quasi scomparse dai listini per poi avere un ritorno limitato negli ultimi due-tre anni, le utilitarie che allora si chiamavano “500”, “850”, “Mini”, e che portavano ovunque, lentamente ma ovunque, sono diventate una rarità. Oggi i costruttori sembrano fare a gara per proporre Suv da oltre 250 cavalli, berline da 300, hypercar che superano agevolmente i 1.000, e soprattutto compatte elettriche da 400 cavalli, che bruciano i semafori… e i kiloWatt.
ma qualcosa si muove. e decolla
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Eppure, qualcosa comincia davvero a cambiare. E il vento dell’innovazione — neanche a dirlo — non soffia più da Detroit, Stoccarda o Maranello, ma da Shenzhen. È la cinese XPeng a tentare il salto nel futuro con un veicolo che sfida finalmente la gravità: un’auto volante. O meglio, un quadricottero pensato per il trasporto urbano, capace di decollare, planare e, forse, evitare finalmente i semafori. Non è un rendering, non è una promessa da Salone. È un prototipo funzionante, già mostrato in volo, e potenzialmente destinato alla produzione. Quasi a dire: ci avete creduto nel 1967? Avete aspettato per 60 anni? Ecco, ci siamo quasi.
modello cartone animato
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La tentazione di collegare tutto questo ai Jetsons, i personaggi dei cartoni animati che da noi si chiamavano I Pronipoti, è inevitabile. Anche loro vivevano in case sospese, si muovevano in città fluttuanti e facevano colazione con una pillola. I bambini che nel 1967 leggevano quelle storie, oggi sono nonni. E forse non guideranno mai un’auto volante, ma avranno vissuto abbastanza per vederne una davvero alzarsi da terra. Alla fine, la previsione più azzeccata era proprio quella che nessuno aveva osato scrivere: che il futuro sarebbe arrivato. Con venticinque anni di ritardo. E non come ce l’avevano prospettato.