I ricercatori hanno evidenziato un incremento del 20-26% dei casi di astigmatismo infantile dopo la pandemia
Daniele Particelli
21 giugno - 17:03 - MILANO
La pandemia da COVID-19 ha provocato conseguenze con cui ancora oggi stiamo facendo i conti, e con cui dovremo continuare a fare i conti negli anni a venire, dal Long Covid all'aumento del rischio di malattie cardiovascolari, dall'invecchiamento del cervello degli adolescenti a disturbi alimentari. Stando a studi recenti, però, anche l'aumento dell'astigmatismo infantile potrebbe essere una delle spiacevoli eredità lasciate dalla pandemia.
Astigmatismo in aumento dopo il cOVID
—
A metterlo nero su bianco è uno studio condotto a Hong Kong su oltre 21.000 bambini di circa sette anni dal Dipartimento di Oftalmologia della University of Hong Kong. I ricercatori, nelle conclusioni dello studio pubblicate su JAMA Ophthalmology, hanno evidenziato nel post pandemia un incremento del 20-26% dei casi di astigmatismo infantile rispetto al periodo pre-pandemia. Confrontando l’incidenza dell’astigmatismo tra il 2015 e il 2019 con i dati raccolti nel biennio 2022-2023, i ricercatori non hanno evidenziato soltanto una crescita delle diagnosi, ma anche un peggioramento della gravità del disturbo.
L'astigmatismo è uno dei difetti visivi più diffusi - le stime più recenti parlano del 25% delle persone in Europa senza limiti particolari di età - insieme alla miopia. Ma come ha influito la pandemia nell'aumento dei casi nei bambini? I ricercatori di Hong Kong hanno ipotizzato che la causa sarebbe da ricercare nelle restrizioni messe in atto dai governi di quasi tutto il mondo, dai lockdown totali alla limitazione negli spostamenti.
Queste imposizioni temporanee hanno modificato in modo significativo le abitudini dei bambini, riducendo il tempo trascorso all’aria aperta e aumentando quello dedicato ad attività che richiedono uno sforzo visivo da vicino, a cominciare dall'uso prolungato di dispositivi elettronici come smartphone, tablet e computer.
Valutando il tempo dedicato al lavoro da vicino e quello all’aria aperta tra i periodi pre e post COVID nei bambini coinvolti nello studio, i ricercatori hanno concluso che sono sufficienti anche soltanto due ore al giorno di esposizione alla luce naturale per aiutare a mantenere una corretta elasticità del cristallino e a ridurre lo stress visivo legato alle attività ravvicinate.
Per questo, però, è fondamentale la necessità di un’educazione alla salute visiva e di strategie preventive, dicono gli esperti, mirate anche nei confronti di genitori ed educatori possono, che dovrebbero incoraggiare i bambini a trascorrere più tempo all’esterno e limitare l’uso di dispositivi digitali.