Arredo sartoriale, i tessuti artigianali si riprendono la scena

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Nell’era del consumo veloce e degli ambienti standardizzati, la vera tendenza nel mondo dell’arredo e del design sembra puntare verso l’opposto: unicità, durata, autenticità. Non più case che seguono la moda, ma case che la creano, riflettendo il gusto e la personalità di chi le abita. Lo confermano le ultime tendenze viste a Moa Casa 2025, la storica manifestazione della Fiera di Roma dedicata all’arredo e al design d’interni, dove abbiamo incontrato Elisabetta Scipioni, fondatrice del laboratorio di tessitura artigianale C’era un Tessuto, con sede a Farfa in Sabina, in provincia di Rieti.
La sua filosofia, tanto semplice quanto rivoluzionaria, è racchiusa in un concetto: “abitare con consapevolezza”. Scipioni è convinta che la bellezza nasca dal rispetto – per la materia, per il tempo e per la natura – e che il vero lusso oggi non sia il possesso, ma la cura.
“La personalizzazione è il futuro del design d’interni”, racconta. “Le persone non vogliono più ambienti uguali a quelli che vedono sui social. Cercano invece qualcosa che le rappresenti davvero, che parli di loro, dei loro ricordi, dei loro gusti. È per questo che creiamo tessuti su misura, non solo nei colori e nelle dimensioni, ma anche nei disegni. Ogni pezzo nasce da un dialogo con il cliente o con l’architetto, proprio come accade nella moda d’alta sartoria”.
Secondo i dati diffusi dal Centro Studi di FederlegnoArredo, la tendenza verso materiali naturali e sostenibili è in forte crescita, con un incremento del 23% nella richiesta di fibre come il lino e il cotone biologico. “Non è solo una moda, ma una necessità”, spiega Scipioni. “La casa deve essere un luogo di benessere, e questo comincia dalla scelta dei materiali. Un tessuto naturale traspira, invecchia bene, e soprattutto non inquina. L’idea di cambiare tutto ogni due anni è un’abitudine che non possiamo più permetterci: il vero risparmio è comprare meno, ma meglio”.
Nel suo laboratorio a Farfa, tra antiche mura e telai di ultima generazione, Elisabetta lavora con fibre naturali al 100%, creando tovaglie, tende e complementi d’arredo che coniugano estetica e durata.
“Un divano stanco può rinascere con dei cuscini di ottima qualità, una stanza spoglia può cambiare volto con delle tende pensate per filtrare la luce nel modo giusto. E una tavola, anche la più semplice, può diventare accogliente con una bella tovaglia di lino. La casa è un organismo vivo, e i tessuti sono la sua pelle.”, suggerisce.
Memoria e innovazione nella produzione artigianale: i motivi si ispirano spesso ai disegni storici italiani, le grottesche rinascimentali, le api dei Barberini, i melograni, simboli di abbondanza e rinascita, reinterpretati con tonalità moderne e texture leggere. “La tradizione non va ripetuta, va tradotta”, spiega Scipioni. “Da lì traiamo ispirazione, ma il risultato deve parlare al presente. È questo che fa la differenza tra un prodotto nostalgico e un prodotto contemporaneo”.
Il trend del momento, confermato anche dai principali report di settore, è la casa esperienziale, dove ogni elemento è parte di una narrazione personale. In questo contesto, i tessuti diventano protagonisti.
“Le persone hanno riscoperto il valore dell’abitare”, osserva Scipioni. “La pandemia ci ha insegnato che la casa è il nostro rifugio, e oggi vogliamo che sia anche bella, accogliente e vera. Non serve molto per cambiare l’atmosfera di uno spazio: un copricuscino, una tenda ben studiata, una tovaglia che invita alla convivialità. Sono dettagli che parlano di noi e del nostro modo di vivere”.
In un periodo in cui l’artigianato italiano deve competere con produzioni industriali sempre più globalizzate, la storia di Elisabetta Scipioni è un esempio di resilienza e visione. Dal borgo di Farfa, un luogo di silenzio e spiritualità immerso nella natura sabina, il suo lavoro contribuisce a mantenere vivo un patrimonio di competenze e cultura materiale. “Farfa è la mia ispirazione. Qui tutto invita alla calma, all’ascolto, alla lentezza. Credo che l’Italia debba ripartire da questi luoghi, dai piccoli laboratori che ancora custodiscono il sapere manuale. È una ricchezza che il mondo ci invidia.”, sottolinea Scipioni che invita a riscoprire e dare valore ai tanti artigiani resistenti in Italia minacciati da globalizzazione e manifattura low cost.
“Un ritorno al bello, al vero, all’essenziale. Non un lusso elitario, ma una nuova etica dell’abitare, dove sostenibilità e stile si fondono in un equilibrio armonioso. Non è necessario cambiare tutto per avere una casa nuova. Basta scegliere con cura, con amore. Il bello è una forma di rispetto: per se stessi, per la natura, per il tempo che viviamo. Perché - conclude -  il design, oggi, non è più solo una questione estetica. È un modo di abitare il mondo".

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