>ANSA-BOX/Ia creativa è già realtà, a Eurovisioni istruzioni uso

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L'Intelligenza artificiale nell'audiovisivo è sempre più una realtà: lo dimostra il cortometraggio realizzato con l'Ia 'The prompt', prodotto da Rai Cinema e proiettato oggi alla presenza del regista Francesco Frisari nella seconda giornata di Eurovisioni, il festival di Cinema e Televisione che ha luogo a Palazzo Farnese dove ha sede l'Ambasciata di Francia. "C'è stata anche una nutrita presenza umana nel soggetto, scrittura e montaggio - racconta il regista - in tutto a seguire il cortometraggio c'erano sette persone; la scelta delle immagini è stata invece fatta dall'Intelligenza artificiale e il soggetto abbiamo voluto incentrarlo sulla paura più comune di noi tutti, ovvero una futura ribellione delle macchine". Carlo Rodomonti, responsabile marketing e innovazione di Rai Cinema e presidente Unione Editori e Creators Digital di Anica, spiega il perché si è deciso di sperimentare anche questa forma di innovazione: "tra tutte le ragioni figura in prima linea lo scenario competitivo: cosa succede se altri player decidono di utilizzare prodotti realizzati con l'Intelligenza artificiale?". Da qui la decisione di presidiare i vari settori tra cui quello produttivo, senza dimenticare che l'Ia è già presente in maniera massiccia ad esempio in materia di distribuzione: "Ci sono barriere algoritmiche che già oggi selezionano quello che vediamo sulle piattaforme", avverte Rodomonti intervenendo al panel dedicato a 'Produzione audiovisiva e diritto d'autore di fronte alla sfida dell'intelligenza artificiale' moderato dalla commissaria Agcom Elisa Giomi.
    E se il filosofo e docente Mario De Caro spiega come dopo il 2017 l'Ia abbia fatto passi da gigante anche in termini di creatività, perfino artistica, spetta a Viviana De Vincentis, Chief legal officer di Siae indicare tutti gli interrogativi anche legali e di proprietà intellettuale posti dall'Intelligenza artificiale sia in fase di input che di output. Elisa Giomi osserva come si ripropone per l'Ia oggi lo stesso tipo di contrapposizione che ha interessato le piattaforme online da un lato e gli editori tradizionali dall'altro in tema di sfruttamento dei contenuti, con l'invito a entrambi i soggetti di cambiare atteggiamento e sentirsi parte di un unico ecosistema digitale. "Sul piano dei rapporti economici si sono create contrapposizioni perché - spiega - gli editori tradizionali vogliono essere remunerati per lo sfruttamento dei propri prodotti sulle piattaforme online" con paesi, tra cui l'Italia, "che hanno approvato delle normative all'insegna dell'equo compenso per l'utilizzo degli articoli giornalistici. Il tipo di dialettica che si propone oggi è simile: gli editori sostengono che molte applicazioni di intelligenza artificiale utilizzando i loro contenuti per l'addestramento dell'Ia finiscono per bypassare l'articolo originale. Si tende a percepire questi fronti come contrapposti laddove nell'ecosistema digitale ormai nessun player puo' sopravvivere senza l'altro, c'è un rapporto di interdipendenza che dovrebbe essere riconosciuto" osserva Giomi. La giurisprudenza è divisa anche in paesi non molto distanti: "Le ultime sentenze che riguardano l'intelligenza artificiale sono di segno opposto pur nascendo da un ambiente culturalmente omogeneo pur se diverso nella legislazione. Così nel Regno Unito, nella causa di Getty images contro Stabilitiy Ai, si dà ragione a quest'ultima, ritenendo che non c'è riconoscibilità né riproduzione dell'opera originale, le foto di Getty. Viceversa, in Germania, 10 giorni dopo, accade una cosa completamente diversa. Nella causa della Gema, cioè la Siae tedesca, contro OpenAi, il tribunale ha dato ragione alla prima sostenendo che quel che fa OpenAi è sostanzialmente una traduzione in una lingua diversa e per la quale deve quindi corrispondere un compenso". Qual è il punto di equilibrio? "Su questo la mia opinione personale - risponde Giomi - è che la normativa dovrebbe andare nella direzione di favorire la negoziazione in buona fede; questo perché ormai sappiamo che ogni qual volta il legislatore interviene fissando percentuali e limiti, l'effetto è quello di irrigidire la negoziazione e polarizzare gli editori da un lato e le piattaforme e gli sviluppatori di Ia dall'altro".
   

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