L’artista impegnata nel nuovo show si racconta. "I dubbi? Spunto creativo, lo stadio un desiderio"
Annalisa
27 novembre 2025 | 12.15
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Un inno alla "libertà di esprimersi", la capacità di trasformare i dubbi in "spunto creativo" e la consapevolezza di "non volerci essere per forza". Annalisa si racconta in un incontro con la stampa a margine della prima delle sue due date romane al Palazzo dello Sport, tappa del suo nuovo tour trionfale "Ma noi siamo fuoco, Capitolo I", mostrando il lato più riflessivo dietro un successo inarrestabile che ha già venduto oltre 250 mila biglietti per il 2024. Al centro del nuovo spettacolo c'è un invito a "lasciarsi andare". “Il tema della libertà e dell'esprimersi per il proprio istinto mi è sempre stato caro", spiega l'artista. "Con i ballerini abbiamo provato a raccontare proprio questo: vivere il corpo di chi abbiamo di fianco come una continuazione di noi stessi, per creare un unico essere in movimento".
Questa libertà espressiva, però, nasce anche dalle insicurezze. "Le incognite che fanno paura ci sono sempre, non mi vergogno ad ammetterlo", confessa l'artista. "C'è un album intero scritto sui dubbi che mi tengono sveglia la notte, la famosa 'tigre che mi parla'. Ma non vivo il dubbio come una cosa brutta, bensì come uno spunto creativo". Il tour "Ma noi siamo fuoco - Capitolo I" è uno spettacolo curato nei minimi dettagli, con una direzione artistica affidata a Jacopo Ricci (già al lavoro con star internazionali come The Weeknd e Travis Scott).
Lo show fonde musica e arti visive in una narrazione che si sviluppa in tre sogni e racconta la trasformazione dell'artista: Sogno I – Il Fuoco: "Il tempo è un fuoco che mi consuma, ma sono io quel fuoco"; Sogno II – Il Fiume: "Il tempo è un fiume che mi trascina, ma sono io quel fiume"; Sogno III – La Tigre: "Il tempo è una tigre che mi divora, ma sono io quella tigre". Al centro della scena si erge un imponente vulcano, simbolo di energia primordiale, distruzione e rinascita. Le coreografie, dirette da Simone Baroni, vedono 14 ballerini muoversi in una danza che esprime metamorfosi, passando da una processione iniziale in cappe rosse a una liberazione energica dei corpi.
In un'industria che corre veloce, Annalisa sembra aver trovato il suo equilibrio. Alla domanda se, come altri colleghi, tema la pressione di "esserci per forza", risponde con lucidità. "Di sicuro non voglio esserci per forza. Cerco di ascoltare i miei ritmi. Questo per me è un percorso che avrà una strada ancora lunga, abbiamo appena iniziato. Probabilmente alla fine di tutto questo 'ambaradan' avrò bisogno di una vacanza". Un percorso a capitoli che potrebbe portarla lontano. “Il capitolo zero è stata l'uscita dell'album. Il capitolo uno è questo tour nei palasport, dove il nucleo centrale sono i pezzi del nuovo album. Poi succederanno altre cose, le stiamo immaginando”, racconta. E il sogno di uno stadio? "Certo che mi ci vedo, il desiderio ovviamente c'è. Poi bisogna vedere se il lavoro si concretizzerà. Ma non sto nascondendo nessun annuncio imminente", chiarisce.
Per ora, si gode il rapporto simbiotico con il suo pubblico. "Al pubblico è delegato il 50% dell'energia dello spettacolo. È un'incognita bellissima: sali sul palco e non sai cosa succederà. Devi assorbire quell'energia, seguirla. È una danza molto bella", conclude, prima di tornare a prepararsi per infiammare un altro palazzetto. Una danza che, per lei, è appena iniziata.
Dopo il debutto sold-out a Jesolo e le tappe di Padova, Roma e Firenze, il tour proseguirà con le doppie date sold out di Milano (28 e 29 novembre). Il viaggio nei palasport continuerà poi a Eboli (2 dicembre), Bari (5 e 6 dicembre) e Bologna (10 dicembre), per concludersi il 13 dicembre a Torino con un'altra data che ha registrato il tutto esaurito. di Loredana Errico
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