La prossima edizione potrebbe svolgersi ad Atene, entro due mesi il verdetto. Intanto Team New Zealand si separa dal suo storico (e vincnete) timoniere. Salirà su Luna Rossa?
Maurizio Bertera
16 aprile 2025 (modifica alle 13:51) - MILANO
C’è grande confusione sotto il cielo dell’America’s Cup. L’unica certezza è che nel giro di due mesi – a meno di proroghe sulla tempistica che nessuno si augura – il defender Team New Zealand dovrà comunicare la nuova sede. Non riuscirà a difenderla ad Auckland visto che non si è ricomposta la rottura con il Governo neozelandese ma i challenger, sicuramente, ne sono felici: nell’Hauraki Gulf sarebbe stato praticamente impossibile portare a casa il trofeo. Al momento, non si vedono alternative ad Atene che si è proposta grazie all’impegno (per ora) privato del ricco imprenditore George Prokopiou, appassionato regatante.
cosa farà burling?
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In realtà Team New Zealand ha un problema (forse) ancora più importante: la separazione da Peter Burling. Con un comunicato abbastanza criptico, che non chiarisce le dinamiche, il gruppo capitanato da Grant Dalton ha annunciato la fine del rapporto. “Le discussioni tra il management del team e Burling sono in corso da Barcellona, ma non è stato possibile raggiungere un accordo. Con l’America’s Cup che si sta configurando come una competizione a cicli più regolari, i requisiti per i membri del team stanno cambiando. Con l’equilibrio tra progettazione, simulazione, costruzione della barca, test e finestre di regate sempre più ridotte, l’integrazione dei velisti chiave con il team di progettazione diventa più critica che mai” si legge nel comunicato dei neozelandesi. Qualcosa dopo Barcellona evidentemente deve essersi rotto. Premessa: se c’è una Nazione che da quando ha debuttato nell’America’s Cup è stata capace di sfruttare al massimo il piccolo ma eccellente ‘serbatoio’ di velisti è proprio la Nuova Zelanda. Il vecchio saggio Cino Ricci ha commentato così la vicenda. “Loro costruiscono i fenomeni. Pensiamo a chi ha preceduto Burling: Dickson, Blake, Coutts, Barker… Tutti fenomeni. Ma non sono loro che hanno fatto la squadra, è la squadra che ha fatto loro. È il Dna di Team New Zealand”. Certo, non sarà facile trovare rapidamente un timoniere del valore di Burling: se ne è andato dopo avere conquistato o difeso tre America’s Cup consecutive: Bermuda 2017, Auckland 2020, Barcellona 2024. Nell’edizione 2017, a soli 26 anni, è diventato il più giovane timoniere di sempre ad alzare la Vecchia Brocca. Coronamento di una grande carriera precedente dove ha vinto un oro e due argenti olimpici in 49er, nonché 12 medaglie mondiali.
cambiano le regole?
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La domanda è una sola: lo vedremo a bordo nella prossima edizione o si dedicherà unicamente a SailGP, il circuito dove è uno dei protagonisti? In teoria, non potrebbe prendere parte alla prossima America’s Cup con un team straniero perchè il punto 30.2 del Protocollo parla chiaro: occorre un passaporto della Nazione per cui correre, ottenuto almeno tre anni prima dell’evento. Quindi non ci siamo. Forse. Nel ‘salottino’ dell’America’s Cup, c’è la sensazione che le regole del Protocollo verranno modificate a breve proprio per rendere meno complicato il passaggio di nazionalità. La frase “i requisiti per i membri del team stanno cambiando” nel comunicato di Team New Zealand può voler dire tutto e niente, ma c’è. Non è un mistero infatti che altri team, in particolare Alinghi Red Bull Racing, stiano facendo pressioni per uscire dai paletti. Ernesto Bertarelli, patron di Alinghi e sportivo che non ama competere senza avere la possibilità di provare a vincere, insiste sul tema, per potere mettere insieme un team più competitivo rispetto a quello composto da soli svizzeri in gara a Barcellona. Nella memoria dei kiwi c’è il terrore che si ripeta quanto accadde dopo il 2000, quando una regola sulla molto più morbida permise a Bertarelli di ingaggiare il meglio di Team New Zealand, Russell Coutts e Brad Butterworth su tutti, per poi strappare senza fatica il trofeo ai kiwi stessi nel 2003.
la posizione di luna rossa
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Girano anche voci che un Burling ‘liberato’ possa interessare a Patrizio Bertelli: il capo di Luna Rossa ha detto di volere puntare sui giovani (Ruggero Tita e Marco Gradoni in primis) ma ragionando freddamente, non avrebbe senso rinunciare a priori a una potente iniezione di esperienza e bravura come quello del campione di Tauranga. Chi non ragiona più sul vela-mercato è sicuramente sir James Ratcliffe che ha deciso, altrettanto a sorpresa, di uscire di scena: Ineos Britannia non prenderà parte alla prossima America’s Cup. Nel comunicato ufficiale, Ratcliffe si toglie un sassolino accusando Athena Racing - il nuovo team del suo ex-skipper Ben Ainslie - di non avere rispettato le tempistiche di un non bene precisato accordo tra le parti. Al di là del fatto personale, dietro la scelta di abbandonare la regata, si nasconde una riduzione globale delle sponsorizzazioni in vari settori, lo sport in particolare, del colosso dell’industria chimica. A patirne i primi effetti sono stati il team Mercedes di Formula 1 e il Manchester United, squadra di Premier League di cui Ineos possiede una quota importante. Morale della favola: per ora i challenger sicuri sono Athena Racing (che sarà fondamentale per la stesura del nuovo Protocollo, anche questo non va dimenticato), Luna Rossa, American Magic, Alinghi Red Bull Racing – sempre che accontentino un minimo patron Bertarelli, mentre sui francesi di Orient Express ci sono forti dubbi.