Alice Söndergaard: "La depressione, l'anno negli Usa e l'esempio di CR7"

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Parla la calciatrice svedese del Bologna (in prestito dalla Samp): "In Emilia ho trovato una nuova casa. Avevo smesso, ma la mia famiglia mi ha aiutato a uscire dal buio"

Pietro Razzini

28 marzo - 15:57 - MILANO

“Bologna è ormai diventata casa mia. Il club si sta dimostrando molto vicino a noi atlete. Lo staff tecnico mi sta aiutando a crescere come giocatrice. Sono contenta della scelta che ho fatto perché in questa società si vive il calcio come una grande famiglia”. È arrivata in Emilia Romagna in prestito dalla Sampdoria. Il tutto dopo metà stagione (nell’annata 2023/24) in cui ha fatto innamorare i tifosi dell’Hellas Verona con eccellenti prestazioni e gol a raffica: 11 reti in 12 partite. Alice Söndergaard, attaccante svedese classe 2003, anche quest’anno non ha perso le buone abitudini: con la maglia rossoblù ha messo a segno 6 gol in 15 gare ufficiali, regalando anche due assist alle compagne: “Sono una delle calciatrici più giovani presenti nella rosa. Sono contenta di allenarmi con ragazze che hanno più esperienza di me. Ogni volta che andiamo in campo ho l’occasione di imparare qualcosa di nuovo. Allo stesso tempo, però, capisco di avere la loro fiducia: per me è un incentivo a dare sempre il massimo”.

Alice Sondergaard Bologna

Come ha reagito al problema fisico rimediato a inizio 2025? 
“Nella sfida contro la Res Roma, il 26 gennaio, mi sono infortunata alla spalla. È stato un brutto colpo per il mio morale. Stavo vivendo un ottimo momento di forma e sono stata costretta a fermarmi per un lungo stop”. 

Come è ritornata in forma al termine di una sosta così lunga? 
“Dopo un inevitabile periodo di inattività a causa del dolore che provavo, ho cominciato a svolgere una blanda attività fisica. Purtroppo non potevo lavorare quanto avrei voluto. Dovevo dare tempo al mio corpo di tornare efficiente al 100%. Intorno a metà marzo, finalmente, sono tornata in campo con il resto della squadra e, contro la Freedom, ho assaporato il piacere di giocare qualche minuto in campionato”. 

Come si gestisce dal punto di vista nutrizionale? 
“Il nostro regime alimentare è controllato. Abbiamo una scheda che ci consente di equilibrare al meglio i pasti durante l’arco della settimana. Il giorno della partita, in particolare, ho l’abitudine di mangiare riso e prosciutto, per avere il giusto apporto proteico”.

E mentalmente qual è il suo approccio alla partita? 
“Io ho una routine che mi accompagna dal giorno che precede la gara. Inizio con una serie di visualizzazioni: immagino quello che devo fare durante il match, i movimenti che possono essere utili per aiutare la squadra e per essere pericolosa in attacco. In seguito dedico tempo alla meditazione”. 

Il giorno seguente? 
​“Mi piace avvicinarmi al calcio d’inizio sentendo musica. Nello spogliatoio chiudo gli occhi e mi isolo dal mondo esterno. In questo ultimo periodo, in particolare, ascolto speech motivazionali di grandi personaggi e grandi atleti: uomini e donne che hanno dimostrato di essere dei vincenti nel loro campo”. 

Come affronta la pressione e le aspettative che derivano dal giocare ad alto livello? 
“Sono abituata sin da quando ero piccola alla pressione e alla necessità di dare il massimo in ogni partita. Con il tempo ho capito che, per giocare bene la domenica, bisogna lavorare duramente in settimana. Per questo, durante le partite ufficiali, non sento pressione ma emozione. Porto con me sensazioni positive quando scendo in campo perché so che, precedentemente, ho fatto il massimo per preparami al match”.

In gioventù ha affermato di aver sofferto di depressione. Come se n’è resa conto? 
​“Avevo 18 anni ed è stato un periodo molto difficile. Ho smesso anche di giocare a calcio, la mia più grande passione, per tre mesi. Dico questo per rendere al meglio ciò che provavo: non sentivo motivazioni che mi spingessero a fare qualcosa. Ero sempre con il morale a terra”. 

In che modo ha superato le difficoltà? 
​“Voglio ringraziare la mia famiglia che mi è stata vicina e mi ha aiutato a uscire dal buio. Mamma, una volta terminato di lavorare, mi teneva compagnia. Papà mi ha riaccompagnata in campo e mi ha aiutato nei primi allenamenti. Se ora sono più forte dal punto di vista mentale, è anche grazie a loro”.

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Quale impatto ha avuto su di lei la presenza in famiglia di due calciatori come suo papà e suo fratello?
​“Devo a loro tutto ciò che ho appreso sul football. Quando rientro in Svezia, ogni estate, passiamo tanto tempo insieme e parliamo di calcio. Guardano tutte le mie partite. Ci confrontiamo su pregi e difetti delle giocate che faccio in gara. È un dialogo positivo che mi aiuta a crescere”. 

A 15 anni è stata convocata dalla nazionale svedese per la prima volta. Che ricordi ha?
​“Ero veramente giovane. La nazionale sembrava un livello altissimo per una ragazzina di quell’età. Ho cercato di imparare il più possibile dalle campionesse che avevo al mio fianco. E ora mi impegnerò per tornare a vestire quella casacca”. 

Chi è il suo modello? 
Cristiano Ronaldo: è in grado di segnare in tutti i modi. Di destro, di sinistro, di testa, con potenza, con astuzia, con un dribbling e come un rapace in area di rigore. Ha sempre voglia di migliorare e ha una grande personalità. Vive da professionista a 360°: dall’alimentazione al recupero fisico dopo le partite. Un vero esempio”.

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A 19 anni, invece, ha vissuto un anno negli USA.
“Ho studiato all’università di Washington. Seguivo il corso di laurea in comunicazione. La mia giornata standard? Sveglia alle sei del mattino e subito in palestra. Poi due ore di allenamento. In seguito, le lezioni fino alla pausa pranzo. Nel pomeriggio nuova seduta di allenamento e studio. Avevo scelto di andare negli Stati Uniti per rinforzare il mio fisico. E ho ottenuto i risultati che volevo”. 

Qual è, infine, la sua opinione sul calcio femminile in Italia? 
“Sta crescendo tantissimo in questi anni. In America si bada soprattutto allo sviluppo del corpo di un atleta. La Svezia è tra le nazioni più evolute a livello organizzativo per il calcio femminile: gli stadi sono splendidi. Qui in Italia, ad oggi, vedo un giusto mix tra queste filosofie”.

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