intervista
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L’ex attaccante romagnolo protagonista tra anni ‘80 e ‘90: "Convinsi Lippi a giocare in contropiede. Sacchi mi volle al Milan: Gullit, Van Basten, Baresi... Facevano impressione"
Furio Zara
3 febbraio - 07:13 - MILANO
Q uando nasce il soprannome Condor? "Quarant’anni fa, stagione 1984-85, avevo vent’anni e giocavo nel Cesena. Partitella di allenamento, campo zeppo d’acqua, arriva un cross e io mi butto in tuffo di testa. Il mio compagno di squadra Patrizio Sala mi fa: “Uè Ago, sembri un condor”. Mi chiamò così perché ero rapace, coglievo d’istinto le occasioni, in area mi lanciavo su tutti i palloni". Massimo Agostini, 60 anni, romagnolo di Riva Azzurra ("Fino ai 16 anni ho fatto il cameriere nel bar dei miei in uno stabilimento al mare"), emblema del bomber di provincia. Oggi lavora nello staff tecnico-dirigenziale del Cesena. Negli anni ‘80 e ‘90 è stato il Condor del calcio italiano. Le sue qualità: l’abbrivio nello scatto, la stoccata secca, l’istinto felino. Ha segnato più di 150 gol da professionista, 59 dei quali in Serie A.